Sofia

La storia si svolge a Casablanca, in Marocco. Sofia, ventenne, figlia di una famiglia benestante, durante una cena si sente male. Niente di grave, almeno non a livello medico. Ma l’incidente la costringe a rivelare alla cugina Lena un grande segreto: Sofia è incinta. E si tratta di una gravidanza non voluta, avuta al di fuori del rapporto coniugale. Di nascosto, la giovane raggiunge un ospedale della città dove dà alla luce una bambina. Ma non c’è gioia in quella nascita. Sofia sa di non avere tempo. L’ospedale le lascia 24 ore per fornire i documenti del padre del bambino prima di avvisare, come richiesta dalla legge, le autorità. In Marocco una donna che partorisce un figlio fuori dal matrimonio rischia anche un anno di carcere. C’è un’unica soluzione. Forse folle, ma quando ti trovi con l’acqua alla gola valuti anche la follia. Bisogna trovare un padre. Sofia e Lena si recano con le rispettive madri nella casa di un ragazzo, Omar, che vive in un quartiere popolare. Omar nega di aver dormito con Sofia che conosce a malapena. Ma la verità, a questo punto, poco importa. Importa solo salvare le apparenze, a tutti i costi. Ed essendo Sofia di buona famiglia, per Omar il “matrimonio riparatore”, potrebbe trasformarsi anche in un riscatto sociale. Con “Sofia”, la regista Meryem Benm'Barek-Aloïsi, marocchina cresciuta in Belgio al suo primo lungometraggio dopo il corto “Jennah” del 2014, ha voluto sottolineare come sia difficile in un paese islamico tenere nascosta una gravidanza nata fuori dal matrimonio. La storia svela l’arretratezza dei codici penali e morali del Marocco contemporaneo e lo scontro di classe fra le due famiglie coinvolte nel caso, una (quella di Sofia) per salvare l’onore, l’altra (quella di Omar) per raggiungere la sicurezza economica. La regista è stata premiata a Cannes per la sceneggiatura nella sezione Un Certain Regard.